Tasso di circolarità, nel 2023 Italia tra i paesi UE più virtuosi: il Green Book 2025

Il nostro paese importa più materiale riciclabile di quanto ne esporti e si distingue nella gestione del fine vita dei RAEE e dei moduli fotovoltaici .

Con un tasso di circolarità delle risorse pari a circa il 21%, ben superiore alla media UE (12%), e in crescita costante rispetto all’ultimo decennio, l’Italia nel 2023 si conferma tra i paesi europei più virtuosi in termini di economia circolare. Non solo: importiamo circa quattro volte più materiale riciclabile di quanto ne esportiamo, segno dell’efficienza del sistema industriale nazionale, capace di valorizzare ingenti volumi di scarti. E ancora, nell’ambito del Critical Raw Materials Act, l’Italia è protagonista con 4 dei 27 progetti riconosciuti come strategici per l’UE sulle materie prime critiche.  

Questa la fotografia scattata dal Green Book 2025, la monografia di riferimento dei servizi ambientali in Italia, presentata da Fondazione Utilitatis e Utilitalia, e realizzata in collaborazione con ISPRA,CEWEP e Associazione Italiana Riscaldamento Urbano – AIRU.  
Come emerge dal report, tuttavia, solo il 9% delle materie prime utilizzate in Europa proviene da riciclo: pertanto, per una piena attuazione dell’economia circolare, è fondamentale sviluppare nuove filiere del riciclo e investire in nuove tecnologie, aspetto centrale anche per Haiki+, che dispone di una rete di 21 innovativi impianti, dove gli scarti vengono trasformati in risorse.  

La produzione e raccolta dei rifiuti  

Nel 2023 la produzione nazionale dei rifiuti urbani è stata pari a 29,3 milioni di tonnellate (+0,7% sul 2022), mentre la raccolta differenziata ha raggiunto il 67% (+1,4%). Tutte le macroaree sono in crescita, anche se in modo più marcato al Nord (+1,6%) rispetto al Centro (+0,9%) e al Sud (+1,4%). L’organico si conferma la frazione più raccolta (38% del totale), seguito da carta e cartone (19%), vetro (12%) e plastica (9%).  

La percentuale di avvio al riciclo è salita al 51%, ma il 16% dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica. Per raggiungere gli sfidanti obiettivi europei (10% entro il 2035), lo smaltimento in discarica dovrà essere quasi dimezzato. Fondamentale è quindi investire in nuova capacità impiantistica, soprattutto per il recupero energetico della frazione indifferenziata, come per altro sta facendo Haiki+, che di recente ha inaugurato il nuovo impianto di Lodi, specializzato in cartongesso, che si aggiunge ai 6 impianti di trattamento dei rifiuti distribuiti fra Lombardia e Piemonte, più uno dedicato al recupero di materassi. 

Gli impianti di termovalorizzazione 

Nel 2023 in Italia i rifiuti urbani trattati negli impianti di termovalorizzazione sono stati pari a 5,5 milioni di tonnellate (+4% 2022), il 73% dei quali è stato trattato al Nord, dove risulta concentrata la maggior parte dei 36 impianti di incenerimento operativi a livello nazionale. In particolare, in Lombardia e in Emilia-Romagna è stato trattato il 74% dei rifiuti inceneriti al Nord, il 54% del totale nazionale. Al Sud è stato trattato il 18% dei rifiuti urbani, il 70% dei quali nel solo impianto di Acerra.  

Gli impianti di termovalorizzazione sono indispensabili per la gestione dei rifiuti in un’ottica di economia circolare, perché permettono di trattare i materiali non riciclabili, tra cui gli scarti degli stessi processi di riciclo, e di recuperare energia, senza ostacolare la raccolta differenziata, ma anzi integrandola in un sistema sostenibile ed efficiente.  

Nel 2023 gli impianti di termovalorizzazione in Italia hanno recuperato 4,4 milioni di MWh di energia elettrica e 2,2 MWh di energia termica. Il recupero di calore dagli impianti WTE e il suo impiego nel teleriscaldamento può rappresentare una leva strategica per la transizione verso un’economia a basse emissioni. Nel nostro Paese il recupero di calore da termovalorizzatori è attivo in 15 reti, tutte concentrate nel Settentrione. 

I costi del servizio 

Sia lato famiglie sia lato utenze non domestiche, la spesa per la TARI assume valori differenziati in funzione delle aree geografiche di riferimento, mantenendo una certa stabilità nel tempo. Nel 2024, infatti, la spesa media per il servizio, per una famiglia di 3 componenti in un’abitazione di 100 metri quadri, è stata pari a 333 euro, con forti differenze territoriali tra le macroaree: 290 euro per il Nord, 354 euro per il Centro e 377 euro per il Sud.  

Diversi i fattori che incidono: in particolare, al Sud, la carenza di impianti determina un incremento significativo dei costi di trasporto e, di conseguenza, del costo complessivo. Interessante osservare che un costo più elevato non si traduce necessariamente in una maggiore qualità del servizio: le regioni del Nord, infatti, che tendono ad avere percentuali mediamente più alte di raccolta differenziata rispetto alle regioni centro meridionali, hanno anche un livello più basso di spesa per il servizio. 

Il fatturato del settore 

A livello di governance locale si rilevano importanti progressi, anche se la situazione rimane ancora piuttosto frammentata, soprattutto nel Centro-Sud, con gestioni che, per la maggior parte, si rinnovano ogni anno.  

Nel 2023, infine, il fatturato del settore, considerando un campione di 438 aziende, ha raggiunto poco più di 13 miliardi di euro (0,6% del PIL nazionale), impiegando più di 86 mila addetti diretti. Le aziende con fatturato più alto, superiore a 100 milioni di euro, nonostante a livello numerico siano in minoranza (18%), ottengono le performance economico-finanziarie migliori, generando il 41% dei ricavi. 

 

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