Rifiuti tessili, dal 2025 raccolta differenziata obbligatoria in Unione Europea

(di Maria Carla Rota)

Mentre cresce la quota di rifiuti tessili prodotti in UE, in Italia Haiki+ ha avviato l’iter per il primo impianto di raccolta e riciclo.

L’Italia eccelle nella raccolta e nel riciclo di numerose tipologie di rifiuti, al punto da aver già raggiunto o superato in alcuni casi gli obiettivi UE per il 2030, ma c’è un settore, quello del tessile, in cui possiamo e dobbiamo decisamente migliorare ancora, come pure il resto dell’Unione Europea. 

Qual è l’impatto dell’industria della moda sull’ambiente, in particolare a causa del fast fashion? Secondo gli ultimi dati forniti dall’AEA (Agenzia Europea dell’Ambiente), nel 2020 il consumo medio di prodotti tessili nell’Unione ha richiesto per persona l’uso di 400 metri quadri di terreno, 9 metri cubi d’acqua e 391 kg di materie prime e causato un’impronta di carbonio di 270 kg. 

Nello stesso anno questo settore, le cui emissioni globali superano il totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo, è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo. Per fabbricare una t-shirt di cotone servono 2.700 litri di acqua dolce, in pratica quello che una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo, mentre con un solo bucato di capi in poliestere vengono rilasciate fino a 700.000 fibre di microplastica, che rischiano di finire nella catena alimentare, oltre che sul fondo degli oceani 

A che punto è invece la raccolta differenziata? Sempre secondo l’AEA, nel 2020 su 16 kg pro capite di rifiuti tessili prodotti nell’Unione Europea solo 4,4 kg sono stati raccolti separatamente per il riutilizzo e il riciclaggio. Una percentuale troppo bassa, ancor più se si considera che in futuro la produzione di articoli tessili è destinata ad aumentare ancora. Se da 58 milioni di tonnellate nel 2000 siamo arrivati a 109 milioni di tonnellate nel 2020, presumibilmente nel 2030 toccheremo i 145 milioni. 

La normativa sulla raccolta differenziata dei rifiuti tessili 

A livello normativo gli stati dell’UE saranno obbligati ad avviare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili dal 2025, secondo il Pacchetto di direttive sull’economia circolare adottato nel 2018. Oltre la metà dei 27 paesi membri dell’Unione, tra cui l’Italia, si è però già portata avanti. Nel nostro paese dal 1° gennaio 2022 è entrato in vigore l’obbligo di raccolta separata, in base a quanto previsto dal decreto legislativo 116/2020.  

Dal punto di vista operativo, tuttavia, c’è ovunque ancora molto da fare, come sottolineato dall’Associazione europea di riciclatori. In mancanza di incentivi e politiche adeguate a sostenere efficaci modelli di business per il riciclo, i rifiuti rischiano di finire negli inceneritori o nelle discariche, oppure di essere esportati verso regioni extra UE, vanificando gli sforzi per creare una filiera circolare. 

Lo scopo principale deve essere invece la raccolta di tessili riutilizzabili, motivo per cui  l’Unione Europea ha messo a punto anche una strategia per il design circolare dei materiali, ovvero per fare in modo che i tessuti immessi sul mercato siano sempre più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili.   

Il primo impianto di riciclo tessile in Italia 

In un contesto di non facile transizione, non mancano comunque i progetti e le iniziative. Per esempio, a San Pietro Mosezzo, in provincia di Novara, è stato avviato l’iter autorizzativo per costruire il primo impianto integrato in Italia per il riciclo di scarti e rifiuti tessili finalizzato al recupero di fibre naturali e sintetiche e alla conseguente reimmissione nel circuito produttivo. Un progetto su cui sta investendo anche Haiki+, che a giugno 2024, tramite la controllata Haiki Recycling, è entrata nel capitale di Igers Srl, società attiva nel settore.  

Il nuovo impianto permetterà di trattare fino 25.000 tonnellate all’anno di qualsiasi tipologia di scarti tessili e di indumenti provenienti dal post consumo. Saranno così generate sia nuove fibre naturali, da riutilizzare per la produzione di abbigliamento, sia tessuto-non-tessuto, ricavato dalle fibre sintetiche, da destinare al settore delle imbottiture. 

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