Il nostro Paese ha un buon tasso di riciclo, ma non viene promosso per quanto riguarda i volumi complessivi di rifiuti urbani, che non diminuiscono, anzi aumentano, come evidenzia l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA)
L’Italia migliora sul fronte del riciclo e riduce l’uso delle discariche, ma la quantità di rifiuti domestici prodotti nel nostro Paese resta ancora elevata, segno che il sistema economico non ha ancora raggiunto una piena sostenibilità. Lo evidenzia il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), “IT Municipal Waste Factsheet (2025)”, analizzando la situazione dei diversi Stati membri nella gestione dei rifiuti municipali e da imballaggio.
Più riciclo, meno discariche
Nel 2022 l’Italia ha riciclato il 71% dei rifiuti da imballaggio, un tasso in crescita, già oltre il target del 65% previsto per il 2025. Carta, cartone e vetro sono i materiali più facilmente riciclabili e riciclati, ma aumenta anche il riciclo della plastica, tradizionalmente più difficile da gestire.
Il tasso di riciclo dei rifiuti domestici è stato pari al 53% (la media Ue è del 49%), vicino all’obiettivo europeo del 55% previsto per il 2025 e ben superiore rispetto al 31% del 2010. E anche se, in base ai nuovi metodi di calcolo stabiliti a livello UE, il valore reale potrebbe essere appena inferiore (tra l’1% e il 5% in meno) il risultato resta comunque positivo.
Nel nostro Paese si riduce anche il ricorso alle discariche, che passa dal 46% del 2010 al 18% del 2022: pur non essendo considerata a rischio di mancato raggiungimento dell'obiettivo del 10% nel 2035, sottolinea l’EEA, l’Italia deve ulteriormente deviare gli scarti urbani dallo smaltimento in discarica verso il riciclo. L’incenerimento rimane stabile attorno al 19%.
Produzione di rifiuti in crescita
Se i tassi di riciclo migliorano, il problema dell’elevata produzione di rifiuti urbani resta. Negli ultimi dodici anni l’Italia ha aumentato in modo significativo la quantità di scarti generati, spinta soprattutto dai materiali derivanti da costruzioni e demolizioni. Ma, anche escludendo i rifiuti minerali, l’incremento è evidente, guidato dai rifiuti potenzialmente riciclabili.
Questo avviene in un contesto di stabilità del PIL e della popolazione, il che significa che non c’è ancora un reale “disaccoppiamento” tra crescita economica e produzione di rifiuti, obiettivo dichiarato delle politiche europee sull’economia circolare.
Guardando ai numeri, nel 2022 ogni cittadino ha prodotto in media 486 kg di rifiuti urbani, poco al di sotto della media UE, pari a 513 kg/ab. Aumentano, invece, i rifiuti da imballaggio, che raggiungono i 232 kg per abitante (nel 2010 erano nettamente sotto quota 200), ben al di sopra della media UE di 186 kg/ab.
Sistemi di raccolta e tassazione: le criticità
Come è organizzata la raccolta differenziata in Italia? A livello logistico ci sono modalità diverse, ovvero porta a porta, punti di conferimento e centri di raccolta comunali. Tuttavia, solo il 14% della popolazione è coinvolta in sistemi “pay-as-you-throw”, ovvero sistemi di tariffazione puntuale e premiale, basati sul principio “chi inquina paga”, mentre la maggior parte paga la tassa rifiuti in base alla superficie catastale dell’abitazione e al numero degli occupanti.
Inoltre, il sistema di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) copre tutti gli imballaggi, ma l’ecotassa, sostanzialmente il contributo ambientale, è attentamente eco-modulata solo per alcuni materiali (carta e cartone, compositi a base cellulosica, plastica), mentre per metalli ferrosi, alluminio e vetro resta una modulazione tariffaria di base.
Manca poi un sistema obbligatorio di deposito cauzionale (DRS), anche se dal 2017 è in vigore un’iniziativa volontaria per il vuoto a rendere (VAR) di bottiglie in vetro provenienti da negozi, bar e ristoranti. È invece già prevista, ma non ancora attiva, una tassa sulla plastica monouso non riciclata (0,45 €/kg), che dovrebbe entrare in vigore nel luglio 2026.
Dal punto di vista fiscale poi la tassa sulle discariche varia da regione a regione (tra 5 e 25,82 euro/tonnellata), comunque molto al di sotto della media UE (tra 39 e 46 €/t), e non è aggiornata dal 1995, motivo per cui il ricorso alle discariche, seppure in diminuzione, è ancora piuttosto alto. Inoltre, anche la tassa sull’incenerimento (5,16 €/t) è la più bassa tra i Paesi europei che la applicano.
Le prospettive per l’economia circolare
In prospettiva, l’Italia è giudicata in linea con molti obiettivi europei al 2025, ma le priorità segnalate dall’Europa restano chiare: chiudere le discariche non conformi, armonizzare le tasse ambientali e rafforzare gli strumenti economici per incentivare la prevenzione e il riuso.
Dalla sostenibilità del sistema rifiuti dipende la capacità del Paese di orientarsi in modo strutturale verso un modello di economia circolare: un obiettivo a cui Haiki+ contribuisce grazie a una rete di 21 innovativi impianti distribuiti in diverse aree del territorio nazionale, in cui viene effettuata la raccolta, la selezione e il riciclo di tutti i materiali, che vengono trasformati da scarto a rifiuto.