(di Maria Carla Rota)
Secondo il Circular Economy Network Report 2024 il nostro paese guida la classifica europea. Bene le PMI: il 65% attua pratiche di circolarità.
In materia di economia circolare, pilastro fondamentale del Green Deal, l’Italia conferma ancora una volta il suo primato in Europa: con 45 punti è al vertice della classifica generale delle cinque maggiori economie, seguita da Germania (38), Francia (30), Polonia e Spagna (26).
Qualche esempio delle nostre pratiche virtuose? Quota di riciclo complessiva del 72%, rispetto a una media europea del 58% nel 2020, e produttività delle risorse pari a 3,7 euro di PIL per ogni kg di risorsa consumata nel 2022 (+2,7% sul 2018), anziché 2,5 euro/kg come nela media dell’’Unione Europea. Questa è la fotografia che emerge dalla sesta edizione del Rapporto sull’economia circolare, curato dal Circular Economy Network (CEN) in collaborazione con Enea.
Nel 2024 per la prima volta, per comparare le performance, sono stati utilizzati gli indicatori pubblicati dalla Commissione europea, raggruppati in cinque dimensioni: produzione e consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde, competitività e innovazione, sostenibilità ecologica e resilienza. Una metodologia diversa rispetto al passato, che ribadisce la buona posizione dell’Italia, anche se si evidenzia una certa difficoltà nel mantenimento della leadership.
Economia circolare, punti di forza e margini di miglioramento dell’Italia
I risultati positivi del nostro paese derivano soprattutto dalla gestione dei rifiuti. In particolare, abbiamo il migliore tasso di riciclo per quelli di imballaggio, che nel 2021 è stato pari al 71,7%, l’8% in più della media europea, ferma al 64%.
Il riciclo dei rifiuti urbani si è invece attestato sul 49,2% nel 2022 (+3,4% rispetto al 2017), anche se in questo caso la Germania fa meglio di tutti con il 69,1%, mentre l’Unione Europea ha una media del 48,6%. Con il riciclaggio dei RAEE, però, l’Italia torna prima: nel 2021 è stato pari all’87,1%, superiore alla media UE dell’81,3%.
Ci sono comunque aspetti da migliorare. Ad esempio, nel 2022 abbiamo avuto sì un consumo di materiali di 12,8 tonnellate per abitante, al di sotto della media europea (14,9 t/ab), ma in crescita (+8,5%) rispetto alle 11,8 tonnellate per abitante del 2018. Sempre nel 2022 si è registrata una dipendenza dalle importazioni di materiali pari al 46,8%, più del doppio dell’UE (22,4%), seppure in calo (-3,8%) sul 2018.
Infine, nel 2020, secondo l’ultimo dato Eurostat disponibile, in Italia sono stati depositati solo 21 brevetti relativi alla gestione dei rifiuti e al riciclaggio, su un totale UE di 206: -25% rispetto al 2016.
L’economia circolare tra le piccole e medie imprese
Il Circular Economy Network Report 2024 si apre con un focus sulle piccole e medie imprese, tra le quali emerge una consapevolezza ormai diffusa, secondo un sondaggio realizzato in collaborazione con CNA (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa). Il 65% dichiara di attuare pratiche di economia circolare, oltre il doppio rispetto al 2021, a cui si somma un 10% intenzionato a farlo nel prossimo futuro. Questo nuovo approccio piace per la maggiore sostenibilità ambientale (70,4%), la riduzione dei costi di produzione (61%), la maggiore efficienza (35,6%) e l’impulso all’innovazione (34,2%).
Le difficoltà di attuazione derivano sia dall’assenza di un quadro normativo chiaro sia dalla carenza di competenze specifiche. A queste realtà Haiki+, che è parte del gruppo Innovatec, offre servizi su misura, adattabili alle specifiche esigenze: grazie a un ecosistema consolidato e innovativo può gestire ogni categoria di rifiuto in tutto il territorio nazionale, con una media di 600.000 tonnellate di rifiuti lavorati all’anno, oltre 8.000 clienti e più di 130.000 servizi effettuati nel 2022.
Sette mosse per facilitare la circolarità nelle PMI
Il Rapporto 2024 di Circular Economy Network suggerisce infine sette proposte pensate per semplificare e favorire l’approccio delle PMI all’economia circolare. In primo luogo, iniziative di supporto per l’utilizzo delle risorse pubbliche disponibili, seguite poi dalla riforma dei sussidi ambientalmente dannosi per destinare risorse al finanziamento di agevolazioni fiscali. Al terzo posto la promozione di piattaforme di simbiosi industriale per lo scambio di sottoprodotti, gratuitamente accessibili.
Il quarto punto vede la promozione e il finanziamento di attività di formazione, coinvolgendo le associazioni di categoria. Importante anche la diffusione di set di indicatori per misurare e valutare la circolarità delle attività, e l’aumento dei fondi per l’attività di ricerca e sperimentazione. Il settimo punto prevede invece la realizzazione di una piattaforma informatica gratuita per la diffusione delle buone pratiche.