Normativa rifiuti speciali: 5 disposizioni da tenere a mente

La gestione dei rifiuti speciali è regolata da una specifica normativa che rientra sotto la sfera d’azione del Dlgs n. 152, relativo alle norme in materia di ambiente. Il decreto, in vigore dal 2006, fornisce precise indicazioni in merito ai doveri dei produttori degli scarti, agli impianti di smaltimento nonché alle autorizzazioni e prescrizioni necessarie per le attività di trasporto e smaltimento.

Nel complesso, la gestione di questi materiali è piuttosto complessa sia dal punto di vista tecnico sia da quello burocratico-amministrativo. Pertanto, quando si guarda alla normativa dei rifiuti speciali, ci sono alcune disposizioni che è importante tenere a mente per agire in modo rigorosamente compliant.


Parti dalle basi: la classificazione

Prima di entrare nel merito delle norme di legge, è utile ricordare che i rifiuti si suddividono, a seconda dell’origine, in urbani e speciali: provenienti dalle attività domestiche i primi, frutto di differenti attività produttive industriali i secondi. Ne sono esempi gli scarti derivanti dal settore agricolo e agro-industriale, dalle operazioni di demolizione, costruzione e scavo, dalle lavorazioni industriali e artigianali, dalle attività sanitarie.

A loro volta, i rifiuti speciali si suddividono in pericolosi e non pericolosi: i primi, in particolare, presentano un’elevata concentrazione di sostanze inquinanti e necessitano di trattamenti che li rendano innocui. Un elenco non esaustivo di casi comprende, ad esempio, gli oli esauriti, i rifiuti provenienti dalla produzione conciaria e tessile, gli scarti della raffinazione del petrolio, dalla ricerca medica e veterinaria, fino ad arrivare a lana di roccia, traversine ferroviarie, vernici e batterie. Per questa loro natura, i rifiuti speciali possono essere trattati, gestiti e smaltiti esclusivamente da aziende autorizzate.


Normativa rifiuti speciali, le 5 disposizioni da non dimenticare

Vediamo dunque quali sono le principali disposizioni di legge da ricordare per una corretta gestione dei rifiuti speciali.


1. Effettua la classificazione del rifiuto tramite codice EER

La legge stabilisce che ogni rifiuto venga innanzitutto classificato in base a un sistema universale di riconoscimento che, nel caso dei rifiuti speciali, è il Regolamento UE 1357/2014. Tale normativa stabilisce i criteri di riconoscimento dei rifiuti pericolosi, attribuendo a ogni scarto un codice EER (o CER) di 6 cifre, che lo identifica univocamente su 3 livelli distinti: l’attività di provenienza, il processo produttivo dell’attività e il tipo di rifiuto. Il codice si chiude con un asterisco (*) nel caso si tratti di rifiuto classificato come pericoloso. Esempio di codice EER è 19 03 08*, che identifica il mercurio parzialmente stabilizzato.

Il rifiuto pericoloso viene dotato anche di un codice ONU che ne autorizza il trasporto. La legge considera l’azienda produttrice di rifiuti speciali responsabile della relativa classificazione e dell’attribuzione del codice EER. È necessario, pertanto, affidarsi ad aziende di settore che forniscano consulenza specifica in questa delicata fase.


2. Affida lo smaltimento a operatori autorizzati

Mentre i rifiuti speciali non pericolosi possono essere assimilati in alcuni casi ai rifiuti domestici, e dunque gestititi secondo le procedure previste dall’amministrazione locale, la normativa dei rifiuti speciali pericolosi sottolinea che questi non possono essere smaltiti nelle comuni discariche ma devono essere gestiti in modo separato da operatori autorizzati, indicati dal Comune di riferimento. La legge chiarisce inoltre che è possibile attuare lo smaltimento solo nel caso in cui non ci siano soluzioni di recupero. 

Una volta apposto il codice EER e dopo il deposito temporaneo, l’azienda produttrice dello scarto può agire in due modi.

  • Se la quantità di rifiuti è inferiore a 30 metri cubi per un massimo di 10 metri cubi, diventa possibile spedire gli scarti presso gli impianti dedicati entro 1 anno dalla produzione.
  • Se la quantità è superiore alle soglie indicate, si possono inviare i rifiuti presso gli impianti di destinazione ogni 3 mesi, senza considerarne la quantità.

 

3. Provvedi alla compilazione del registro di carico e scarico


I produttori di rifiuti speciali devono essere in possesso di un registro su cui annotare le informazioni relative agli scarti prodotti. La compilazione è richiesta entro 10 giorni lavorativi dalla produzione del rifiuto e dovrà indicare tutte le informazioni necessarie da trasferire al Comune di competenza.


4. Indica aree specifiche per lo stoccaggio dei rifiuti

La normativa stabilisce che il produttore di rifiuti speciali pericolosi disponga di specifiche aree di stoccaggio, delimitate e visibilmente contrassegnate, per evitare la dispersione di sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente.


5. Segui procedure ad hoc per il trasporto

Occorre predisporre il trasporto di rifiuti speciali pericolosi attraverso l’utilizzo di colli specifici, da dividere in base alla composizione. È obbligatoria apporre il relativo codice CER, mentre i rifiuti che seguono il trasporto merci ADR vengono contrassegnati anche dal numero ONU attribuito.

 

Fonti consultate:

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