Nel secondo rapporto presentato all’Unione Europea, l’associazione che riunisce le imprese italiane rilancia il suo impegno per una transizione industriale sostenibile.
(di Maria Carla Rota)
Sei anni dopo la pubblicazione del primo Rapporto sull’Economia Circolare, Confindustria presenta a Bruxelles un nuovo documento di riferimento per il sistema produttivo italiano ed europeo. Al centro di questo secondo Rapporto ci sono dieci raccomandazioni pensate per superare le barriere ancora esistenti e orientare il futuro Circular Economy Act in preparazione in Ue. Ne emerge una visione integrata, che unisce ambiente, energia, infrastrutture, logistica, appalti pubblici e ricerca, tutti tasselli fondamentali per creare un sistema circolare realmente efficace.
Economia circolare, le tre linee guida
Questo secondo Rapporto si apre ricordando, e confermando, le tre linee guida già tracciate nella versione del 2018, che oggi restano più che mai valide, ovvero: eliminazione degli ostacoli non tecnologici, incentivazione dello scambio di beni e prodotti circolari e rafforzamento della capacità impiantistica del Paese.
Per attuare concretamente questi principi è però necessario un quadro normativo chiaro, stabile e armonizzato, come sottolinea Confindustria, che va supportato da adeguate misure di incentivazione e da un forte investimento in ricerca e innovazione.
Le dieci raccomandazioni di Confindustria
Ecco, quindi, le dieci proposte avanzate dall’associazione degli industriali italiani, in vista della costruzione di un modello produttivo più efficiente, competitivo e sostenibile.
Si parte con l’armonizzazione normativa in materia di economia circolare: serve un coordinamento efficace tra le nuove normative europee e il corpus legislativo già esistente, allo scopo di evitare sovrapposizioni, costi inutili e oneri burocratici che rischiano di frenare lo sviluppo del settore. L'obiettivo è semplificare il contesto regolatorio mantenendo elevati standard ambientali.
Secondo punto, bisogna snellire le autorizzazioni per la gestione dei rifiuti, perché le attuali procedure sono complesse, lente e incerte. Confindustria propone una semplificazione strutturale del sistema autorizzativo, che possa garantire stabilità normativa e certezza giuridica alle imprese.
Terzo punto, un permitting ambientale più efficiente: secondo uno studio di BusinessEurope, l’83% delle imprese ritiene che i tempi per le autorizzazioni siano uno degli ostacoli principali agli investimenti. Velocizzare i processi di VIA, AIA e AUA è cruciale per attrarre nuovi capitali e stimolare l’innovazione.
La quarta raccomandazione riguarda invece la necessità di maggiore chiarezza su sottoprodotti ed end-of-waste: per Confindustria è urgente chiarire il quadro giuridico e superare le attuali criticità burocratiche che ostacolano il riutilizzo efficiente dei materiali.
E ancora, è necessario incentivare ricerca e innovazione per favorire i processi di valorizzazione dei materiali di scarto, che richiedono nuove tecnologie, ma anche la possibilità concreta di testarle. Occorre dunque semplificare gli adempimenti per la sperimentazione e regolare in modo specifico l’utilizzo dei materiali derivanti da impianti pilota.
Fondamentali, poi, incentivi e misure economiche per sostenere il mercato dei prodotti circolari e dei prodotti realizzati a partire da materie prime rinnovabili. A questo proposito, tra le proposte chiave c’è anche quella di introdurre certificati per valorizzare l’utilizzo di Materie Prime Seconde (MPS), premiando il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni.
La settima raccomandazione riguarda gli appalti pubblici come leva di transizione per la circolarità, mentre l’ottava riguarda la necessità di coordinare le politiche di transizione energetica e le politiche per l’economia circolare, considerando gli effetti trasversali su logistica e trasporti.
Nono punto, allocare risorse adeguate per consentire all’industria di raggiungere gli obiettivi Ue: è urgente mobilitare risorse pubbliche e private, anche per costruire infrastrutture dedicate alla circolarità, come raccomandato pure dal Rapporto Draghi.
Infine, la decima raccomandazione: promuovere la sinergia tra sostenibilità e approvvigionamento sicuro di materiali, coordinando le politiche in tema di materie prime critiche e strategiche con quelle per l’economia circolare, per ridurre la dipendenza da fornitori esterni e rafforzare la resilienza e l’indipendenza delle filiere produttive dell’Italia e dell’Ue.
Un modello industriale da rafforzare
Con questo secondo Rapporto sull’economia circolare, Confindustria dà voce al mondo produttivo italiano, sottolineando il ruolo strategico della circolarità non solo per la sostenibilità ambientale, ma anche per la competitività e la sicurezza industriale del Paese, come evidenziato anche dal Rapporto di Primavera 2025 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ETS (ASviS), dal titolo “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”,
L’approccio proposto è fortemente pragmatico: serve una visione di sistema, in cui imprese, istituzioni e cittadini agiscano insieme per costruire un’economia capace di rigenerarsi e durare nel tempo. A questo proposito, nel documento è inserita anche una raccolta di buone pratiche sviluppate da aziende italiane in settori come bioeconomia, decarbonizzazione e logistica circolare, per dimostrare come la transizione sia già in atto e come possa essere estesa, con le giuste condizioni, a tutto il tessuto industriale.
A supporto delle aziende che intendono abbracciare questo cambiamento, Haiki+ offre un’ampia gamma di impianti, strutture e realtà professionali dedite al riciclo, recupero e trattamento dei rifiuti. Con le sue quattro divisioni e una pluralità di competenze e tecnologie d’avanguardia, la società punta a ridefinire la percezione della gestione rifiuti in ottica circolare: non più semplici obblighi normativi da rispettare, ma una miniera inesplorata di opportunità inedite per fare impresa.