Ciclo dei rifiuti per aziende: cos'è e quali fasi prevede

Gli scarti non sono più qualcosa di cui disfarsi rapidamente ma, al contrario, possiedono un enorme potenziale in termini di materiali da riutilizzare che di energia da sfruttare, specialmente se inseriti in un appropriato ciclo di rifiuti. Non è casuale che da circa quindici anni tutti gli atti strategici e regolamentari dell’Unione Europea si pongano come obiettivo prioritario l’uso sostenibile delle risorse, che a sua volta è correlato strettamente alla gestione dei rifiuti.

Nel marzo 2020 il Parlamento Europeo ha votato il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, richiedendo agli Stati membri misure aggiuntive per sviluppare un sistema economico e sociale pienamente circolare entro il 2050, ovvero un sistema fondato sul riciclo, dove la produzione di rifiuti sia ridotta al minimo e venga promosso il loro riutilizzo consapevole.

Tutto questo, come è facilmente intuibile, interessa da vicino anche le imprese: secondo Eurostat, il totale dei rifiuti prodotti dalle attività economiche e domestiche nell'UE-27 ammontava a 2.135 milioni di tonnellate soltanto nel 2020. In larga parte sono legati al lavoro delle aziende: il settore delle costruzioni ha contribuito alla produzione di rifiuti per il 37,5 % del totale, seguito dalle attività estrattive (23,4 %), dai servizi idrici e di gestione dei rifiuti (10,6 %), dalle attività manifatturiere (10,3 %). Le attività domestiche, al contrario, pesano appena per il 9,4%.


Cos’è e a cosa serve il ciclo dei rifiuti in azienda

Ecco perché le imprese devono essere protagoniste di un approccio sostenibile con l’implementazione di un corretto ciclo dei rifiuti, ovvero un processo di gestione e smaltimento degli scarti prodotti durante le attività aziendali che metta al centro la circolarità delle risorse.

Organizzare un ciclo dei rifiuti con questa impostazione comporta necessariamente diverse fasi, a partire dalla prevenzione: occorre infatti ridurre alla fonte gli scarti generati. In quest’ottica le imprese devono adottare misure per ottimizzare i processi produttivi, ridurre gli sprechi e promuovere l'uso efficiente delle risorse.


Il ciclo dei rifiuti: le fasi

Una volta ripensati i processi di produzione, i rifiuti che vengono comunque generati dalle attività aziendali vanno sottoposti a una opportuna fase di raccolta e separazione, in base alle loro caratteristiche e tipologie. Da qui segue la fase di trasporto verso i centri di smaltimento o di recupero, operazione che deve essere effettuata da aziende specializzate e autorizzate nel rispetto delle vigenti normative ambientali.

Arrivati a destinazione, i rifiuti devono essere sottoposti a trattamenti adeguati in base alla loro natura: tra questi ci sono il riciclaggio, il compostaggio e la combustione controllata così come l’impiego di specifiche tecnologie di recupero energetico. L’obiettivo deve essere sempre quello di ridurre l'impatto ambientale e valorizzare i materiali presenti nei rifiuti. Soltanto a questo punto, per gli eventuali residui, è possibile procedere con una fase di smaltimento finale, che passa per l’invio in discariche controllate o l'incenerimento in impianti appositamente autorizzati.

Dietro il ciclo dei rifiuti ci sono poi delle precise responsabilità di natura giuridica: ai sensi della Legge n.125/2015, le aziende sono identificate come “Produttore”, ovvero come il “soggetto la cui attività produce rifiuti e il soggetto al quale sia giuridicamente riferibile detta produzione”. Da qui scaturiscono una serie di obblighi normativi, tra cui quello di identificare il rifiuto adottando la corretta metodologia di attribuzione o l’accertamento del rispetto delle norme da parte di trasportatori e laboratori.

In conclusione, il ciclo dei rifiuti va gestito con la massima attenzione dalle aziende non solo per raggiungere i propri obiettivi ESG ma anche per restare pienamente compliant con la normativa. Nella consapevolezza che, se sempre più imprese si impegneranno in tal senso, ci sarà la possibilità di riutilizzare le materie prime seconde per i processi produttivi, abbattendo così le spese per l’acquisto delle sempre più costose materie prime.

Fonti citate:

  • Eurostat, ultima ricerca aggiornata al 2020.

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