I 4 punti chiave di questo articolo:
In un’epoca dominata dall’urgenza ecologica e dall’innovazione, l’attenzione alla gestione e valorizzazione dei sottoprodotti si è intensificata. Un tempo considerati semplici scarti, sono ora riconosciuti come opportunità strategiche di business. La sfida attuale per le aziende è proprio quella di comprenderne la potenzialità e integrarli in una visione di sostenibilità, puntando alla gestione circolare dei materiali e alla creazione di valore aggiunto nei processi produttivi.
Con sottoprodotti o by-product intendiamo i residui generati da un processo produttivo mirato alla creazione di un altro bene. La loro valorizzazione, oggi, rappresenta non solo una responsabilità ecologica, ma anche un’interessante prospettiva commerciale. La corretta integrazione di questi residui nei cicli produttivi può infatti tradursi in:
I sottoprodotti possono variare notevolmente in funzione del settore industriale che li genera. L’agroalimentare, ad esempio, produce residui vegetali, come vinacce e residui della molitura, che possono essere destinati alla produzione di biogas o fertilizzanti. Nel comparto siderurgico, invece, possono essere potenzialmente riutilizzabili nella produzione del cemento, mentre le polveri destinate alla raffinazione e i residui metallurgici sono reintegrabili in nuovi processi produttivi.
Il settore tessile è responsabile di ritagli e fibre residue che alimentano la creazione di nuovi tessuti o progetti di upcycling, mentre gli scarti della lavorazione del legno possono essere trasformati in pellet o pannelli truciolari. La capacità di riconoscere e categorizzare questi sottoprodotti, considerandone specifiche caratteristiche e potenzialità, è essenziale per orientare le strategie di valorizzazione più appropriate.
L’ambito legislativo che riguarda i sottoprodotti è in continua evoluzione. Questi materiali, infatti, si situano in una zona grigia: non sono rifiuti veri e propri, ma nemmeno prodotti finiti. La legge, pertanto, con l’Art. 184-bis del D.Lgs. 152/06 stabilisce parametri chiari per determinare quando un residuo assume la qualifica di sottoprodotto:
Le quattro condizioni devono essere presenti contemporaneamente affinché pervenga la qualifica di sottoprodotto e devono essere provate dal produttore.
Nell’ambito della gestione dei residui industriali, la qualificazione di un materiale come sottoprodotto è un processo chiave che può influenzare la sostenibilità operativa ed economica di un’impresa. Per garantire che un residuo sia correttamente classificato, è necessario seguire un iter di verifica e validazione.
Questi passaggi consentono di posizionare strategicamente il sottoprodotto all’interno di un ciclo produttivo, garantendo un corretto riutilizzo e la generazione di valore economico.
Al pari degli End-Of-Waste, i sottoprodotti assumono un ruolo determinante dal punto di vista ambientale, economico e strategico. La loro corretta identificazione, gestione e valorizzazione testimonia un impegno concreto verso una produzione più sostenibile, ma rappresenta anche un’occasione per creare valore aggiunto e ridurre i costi. È imperativo, quindi, riconoscerli come potenziali asset per l’innovazione e la crescita aziendale.
Fonti citate: