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Sottoprodotti: cosa sono e come qualificarli

Scritto da Haiki+ | 5 March 2024

I 4 punti chiave di questo articolo:

  • cos’è un sottoprodotto e perché ha acquisito nuova rilevanza;
  • diverse tipologie di sottoprodotto e relativi utilizzi;
  • la regolamentazione dei sottoprodotti secondo la normativa vigente;
  • gli step fondamentali del processo di qualificazione dei sottoprodotti.

 

Sottoprodotti nell’economia circolare: una rivoluzione sostenibile

In un’epoca dominata dall’urgenza ecologica e dall’innovazione, l’attenzione alla gestione e valorizzazione dei sottoprodotti si è intensificata. Un tempo considerati semplici scarti, sono ora riconosciuti come opportunità strategiche di business. La sfida attuale per le aziende è proprio quella di comprenderne la potenzialità e integrarli in una visione di sostenibilità, puntando alla gestione circolare dei materiali e alla creazione di valore aggiunto nei processi produttivi.


Cos’è un sottoprodotto e perché ha acquisito nuova rilevanza

Con sottoprodotti o by-product intendiamo i residui generati da un processo produttivo mirato alla creazione di un altro bene. La loro valorizzazione, oggi, rappresenta non solo una responsabilità ecologica, ma anche un’interessante prospettiva commerciale. La corretta integrazione di questi residui nei cicli produttivi può infatti tradursi in:

  • riduzioni significative dei costi operativi e dei rifiuti generati;
  • migliore utilizzo delle risorse in ottica di economia circolare;
  • nuove linee di revenue.

 

Le tipologie di sottoprodotti e relativo utilizzo

I sottoprodotti possono variare notevolmente in funzione del settore industriale che li genera. L’agroalimentare, ad esempio, produce residui vegetali, come vinacce e residui della molitura, che possono essere destinati alla produzione di biogas o fertilizzanti. Nel comparto siderurgico, invece, possono essere potenzialmente riutilizzabili nella produzione del cemento, mentre le polveri destinate alla raffinazione e i residui metallurgici sono reintegrabili in nuovi processi produttivi.

Il settore tessile è responsabile di ritagli e fibre residue che alimentano la creazione di nuovi tessuti o progetti di upcycling, mentre gli scarti della lavorazione del legno possono essere trasformati in pellet o pannelli truciolari. La capacità di riconoscere e categorizzare questi sottoprodotti, considerandone specifiche caratteristiche e potenzialità, è essenziale per orientare le strategie di valorizzazione più appropriate.


La regolamentazione dei sottoprodotti: l’art. 184-bis del D.lgs. 152/06

L’ambito legislativo che riguarda i sottoprodotti è in continua evoluzione. Questi materiali, infatti, si situano in una zona grigia: non sono rifiuti veri e propri, ma nemmeno prodotti finiti. La legge, pertanto, con l’Art. 184-bis del D.Lgs. 152/06 stabilisce parametri chiari per determinare quando un residuo assume la qualifica di sottoprodotto:

  • deve originarsi da un processo produttivo, di cui rappresenta parte integrante, e non deve essere l’obiettivo principale della produzione;
  • deve esistere certezza che sarà riutilizzato, sia nell’ambito dello stesso processo produttivo da cui deriva, sia in uno successivo, da parte del produttore o di terzi;
  • deve poter essere utilizzato direttamente, senza necessità di trattamenti ulteriori al di fuori delle normali pratiche industriali;
  • il suo ulteriore utilizzo deve avvenire in conformità con la legge. Deve quindi rispettare tutti i requisiti riguardanti la sicurezza dei prodotti, la protezione della salute umana e dell’ambiente.

Le quattro condizioni devono essere presenti contemporaneamente affinché pervenga la qualifica di sottoprodotto e devono essere provate dal produttore.


Processo di qualificazione dei sottoprodotti: i passaggi fondamentali

Nell’ambito della gestione dei residui industriali, la qualificazione di un materiale come sottoprodotto è un processo chiave che può influenzare la sostenibilità operativa ed economica di un’impresa. Per garantire che un residuo sia correttamente classificato, è necessario seguire un iter di verifica e validazione.

  • Analisi materica. Occorre esaminare attentamente il materiale per definirne le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche;
  • Valutazione della finalità. Bisogna vagliare la possibilità di utilizzare il residuo come materia prima secondaria per nuove produzioni;
  • Controllo delle condizioni normative. Si procede con la verifica della conformità del sottoprodotto ai criteri normativi;
  • Valutazione ecologica. Occorre esaminare l’impatto ambientale di ogni sottoprodotto per garantire che il riutilizzo o lo smaltimento non provochino danni all’ecosistema;
  • Tracciabilità. Infine, documentare tutto il processo di qualificazione assicura la tracciabilità completa dal momento della produzione alla destinazione finale.

Questi passaggi consentono di posizionare strategicamente il sottoprodotto all’interno di un ciclo produttivo, garantendo un corretto riutilizzo e la generazione di valore economico.


La centralità dei sottoprodotti nella visione industriale moderna

Al pari degli End-Of-Waste, i sottoprodotti assumono un ruolo determinante dal punto di vista ambientale, economico e strategico. La loro corretta identificazione, gestione e valorizzazione testimonia un impegno concreto verso una produzione più sostenibile, ma rappresenta anche un’occasione per creare valore aggiunto e ridurre i costi. È imperativo, quindi, riconoscerli come potenziali asset per l’innovazione e la crescita aziendale.

Fonti citate: