L’abbandono dei rifiuti non è tema da affrontare con leggerezza. Che lo commetta un privato o, cosa ben più grave, un’impresa o un soggetto giuridico, si tratta sempre di un reato di estrema rilevanza. A fare la differenza, nel caso, possono essere solo le modalità in cui viene perpetrato, le quali comportano sanzioni pecuniarie più o meno pesanti e, nei casi più importanti, anche condanne penali.
La legge che configura reato e sanzioni di abbandono rifiuti su suolo pubblico è il Testo Unico in materia Ambientale (TUA), il quale definisce nel dettaglio la normativa vigente in materia, distinguendo i comportamenti virtuosi da quelli perseguibili. Vediamola dunque nello specifico.
Noto anche come Codice dell’Ambiente, il TUA descrive le azioni sanzionabili in materia di gestione dei rifiuti, decretando il “divieto assoluto di abbandono rifiuti sul suolo e nel sottosuolo e parimenti nelle acque superficiali e sotterranee”. Si tratta di un divieto che vale ovunque, dai centri abitati alle aree rurali, compresi gli specchi d’acqua e le falde acquifere. In particolare, gli articoli che trattano nel dettaglio questo aspetto sono i seguenti.
Andiamo più nel dettaglio riguardo le sanzioni di abbandono rifiuti.
Il Codice dell’Ambiente stabilisce che chi trasgredisce le normative in materia di abbandono rifiuti incorre in sanzioni amministrative e in alcuni casi - ad esempio quando si configura il reato di abbandono di rifiuti pericolosi o tossici - in sanzioni penali. In particolare, gli articoli 255 e 256 del TUA specificano una distinzione importante:
La nostra sfera di interesse si concentra, in primo luogo, sulle sanzioni penali. Nella fattispecie la legge stabilisce che, se l’abbandono dei rifiuti è effettuato da un ente (società, impresa, azienda, Amministrazione), viene previsto l’arresto da 3 mesi a 1 anno e l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro. Se i rifiuti abbandonati sono tossici o classificati come scarti pericolosi, l’ammenta non varia ma l’arresto può essere da 6 mesi a 2 anni. Se il fatto, poi, è commesso in area protetta, vi è un’aggravante e si può incorrere in una sanzione superiore.
Per dare un’idea dell’entità dell’illecito merita comunque far notare che, nel caso in cui il reato di abbandono rifiuti sia commesso da un soggetto privato, è prevista una sanzione amministrativa che va dai 300 ai 3.000 euro se il materiale abbandonato non è pericoloso, ma può essere raddoppiata in caso di rifiuti pericolosi. Che si tratti di soggetti privati o di persone giuridiche, la legge puntualizza che i responsabili sono sempre e comunque “obbligati al ripristino dello stato dei luoghi e a sostenere le spese per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti abbandonati”.
In conclusione, è importante sottolineare che l’abbandono dei rifiuti è - a livello giuridico - un reato ambientale ma, soprattutto, un atto che denota mancanza di senso civico. Si tratta di un comportamento dannoso per la società nel suo complesso, in grado di compromettere lo stato di salute dell’ambiente. Il rischio è ulteriormente amplificato nel caso in cui il reato si inserisca in un contesto più ampio di condotte illecite, sistematiche e ripetute, ad esempio a livello di filiera. Il business delle discariche abusive e dello stoccaggio sommerso dei rifiuti pericolosi, campo d’azione di vere e proprie organizzazioni criminali, ne è un triste esempio.
Per rendere virtuosa la condotta aziendale in questo senso, la scelta migliore è affidarsi a un partner specializzato, in grado di accompagnare l’impresa in tutto il percorso di gestione degli scarti. Una consulenza qualificata, arricchita dall’uso di tecnologie innovative e forte di un ecosistema di partner accreditati, consente infatti di evitare il rischio di “trovarsi fra le mani” dei rifiuti senza sapere cosa farne. Ogni materiale, se correttamente destinato, può diventare una nuova fonte di valore, per l’azienda e per il pianeta. E questa è l’unica strada da seguire per favorire il successo del business.
Fonti consultate: