L’economia verde (o green economy) è il modello economico che ha l’obiettivo prioritario di favorire uno sviluppo sostenibile della società e del pianeta, grazie ad un’azione congiunta su tutte le leve che possono contribuire a raggiungere questo traguardo. Tra le più importanti spiccano le strategie di decarbonizzazione ed efficientamento energetico, l’uso di energie rinnovabili, la riduzione dei consumi, il recupero e riciclo degli scarti e il conseguente avvio di filiere produttive circolari.
Si tratta, nel complesso, di un approccio che ribalta le tradizionali logiche lineari dei cicli produttivi e di trasformazione delle materie prime: agli imperativi di promozione dei consumi e di crescita del PIL privilegia, infatti, target maggiormente orientati alla tutela dell’ambiente, a un uso consapevole delle risorse e ad una produttività più sostenibile.
Dall’estrazione delle materie prime sino allo smaltimento dello scarto, l’economia verde propone un nuovo modus operandi attraverso una riorganizzazione dei processi produttivi. Un insieme di scelte strategiche inedite, dunque, che risponde alle domande più impellenti da parte delle aziende:
La crucialità dell’economia verde sta nella sua capacità di trovare risposte innovative a questi quesiti, individuando approcci in grado di guidare l’azienda verso un’operatività in linea con le strategie suggerite dall’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e dunque, in ultima analisi, qualificante in termini di impegno ESG.
Fra gli strumenti che la green economy sfrutta per raggiungere i propri obiettivi di prevenzione e riduzione dell’inquinamento ambientale, del riscaldamento globale e dell’esaurimento delle risorse naturali, nonché di tutela della salute della popolazione, un posto di rilevo è riservato alle strategie di circolarità.
Grazie al riuso e riciclo degli scarti domestici e industriali, e quindi all’implementazione di filiere produttive circolari, è infatti possibile stimolare una massiccia riduzione dei gas serra: non a caso, nel modello di economia lineare – contrapposto a quello circolare – i quattro quinti delle emissioni globali dipendono proprio dalle catene di fornitura, secondo uno studio SAP. Le imprese sono quindi chiamate a mettere in atto una gestione più sostenibile del fine vita dei loro scarti, dando un nuovo destino alla materia e alle sue possibilità di recupero.
Il piano d’azione UE per una nuova economia circolare, parte integrante del Green Deal che mira a rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050, esplicita le iniziative di circolarità che possono favorire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, introduce norme più severe sul riciclo e pone obiettivi vincolanti per il 2030 su impiego e impronta ecologica dei prodotti.
L’obiettivo di recupero dei materiali si evolve così in un processo che influenza tutto il ciclo di vita dei beni, sino a diventare parte integrante della strategia aziendale. Questo nuovo approccio implica un importante cambio di mindset e si fonda su azioni precise:
A livello strategico, poi, diventa centrale il superamento di logiche lineari come l’obsolescenza programmata dei prodotti e prende corpo il potere del consumatore attraverso, ad esempio, il “diritto alla riparazione”.
L’insieme di queste azioni dà vita, in ultima analisi, a un nuovo ambito di operatività delle imprese: la gestione del recupero della materia, la cui applicazione si concretizza nel momento in cui il prodotto termina la sua funzione e si presta, laddove possibile, ad essere reintrodotto nel sistema produttivo con il riciclo. In tal modo è possibile generare continuamente valore aggiunto riducendo al minimo gli impatti dannosi del sistema economico sull’ambiente e la società e, al contempo, costruendo una filiera sostenibile.
Fonti citate: