La costruzione di una filiera sostenibile dei rifiuti rappresenta un’enorme opportunità di sviluppo economico, in piena linea con i 17 Obiettivi definiti dall’Onu come linee guida per lo sviluppo sostenibile del pianeta.
Soffocata da interrelazioni complesse, strascichi di tensioni geopolitiche e interruzioni periodiche alle catene di fornitura, l’economia mondiale si confronta quotidianamente con l’insostenibilità ambientale dei suoi tradizionali modelli produttivi e con un eccessivo consumo di risorse naturali non rinnovabili.
Individuare alternative concrete alle classiche modalità di produzione e consumo diventa quindi un dovere ormai imprescindibile – si pensi alla cosiddetta economia verde. E l’implementazione di un paradigma fondato su riciclo, riutilizzo e riduzione dei rifiuti è ormai universalmente considerata come la scelta più vantaggiosa per tutti.
È un dato di fatto che la produzione di rifiuti, vista la sua stretta correlazione con le tendenze demografiche e di consumo, sia destinata a un progressivo aumento. Ma come farvi fronte? Con la costruzione di una filiera sostenibile e caratterizzata da processi virtuosi, improntati sia al contenimento degli effetti negativi dell’attività umana sull’ambiente che all’incremento della disponibilità di risorse provenienti da materiali riciclati.
A questo traguardo si giunge solo grazie a un passaggio chiave: la riqualificazione dell’intera filiera di produzione e consumo secondo i principi dell’economia circolare, che consentirebbe di convertire il “problema” rappresentato dai materiali da smaltire in una nuova “opportunità”, ovvero una risorsa da impiegare nuovamente nei cicli produttivi.
La costruzione di una filiera sostenibile dei rifiuti, peraltro sempre più sollecitata da prescrizioni normative come il Green New Deal italiano, si fonda su questo corpus di principi, iconicamente fotografati dall’approccio comunitario delle “4 R”, ovvero Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero. Vediamoli nel dettaglio.
In che modo un’azienda può fare la sua parte per rendere realtà tutto ciò? Sollecitata dal punto di vista normativo dalla diffusione della EPR o Responsabilità Estesa del Produttore, l’impresa può (e deve) diventare letteralmente il “motore” di una filiera sostenibile dei rifiuti. Abbracciando le corrette pratiche di gestione del fine vita dei prodotti, il suo ruolo diventa infatti quello di tassello in un vero e proprio ecosistema che comprende anche la rete di soggetti professionali e impianti cui affidare i processi di recupero.
Un network che, per garantire gli alti standard di efficienza ormai richiesti dalle normative e per scongiurare il rischio di pesanti sanzioni, deve essere rigorosamente selezionato e deve rispondere a requisiti di certificazione specifici. In tal modo l’impresa è certa di operare in una filiera produttiva sostenibile, un fattore che aumenta la crescita, migliora l’efficienza e promuove l’innovazione aziendale.
La chiave di volta per agire in maniera perfettamente compliant, assicurando al contempo un maggior profitto in termini di business e il conseguente sviluppo aziendale, è evitare di “fare da sé”, affidandosi a un partner specializzato in grado di supportare l’azienda in questo articolato percorso. Una consulenza dedicata permette infatti all’impresa di integrarsi facilmente in una filiera sostenibile, assicurando la corretta gestione dei propri scarti per trasformarli in valore.
In uno scenario in cui molte aziende stanno ancora faticando a implementare cambiamenti davvero sostanziali in direzione della sostenibilità, il supporto di un partner ad hoc altamente qualificato, con competenze specifiche anche sulle potenzialità delle tecnologie più innovative, può guidare le organizzazioni nel processo di implementazione del paradigma circolare, sino a fare di questo una parte integrante della strategia aziendale nel suo complesso.