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Rifiuto, end of waste e sottoprodotto: guida alle differenze

Scritto da Haiki+ | 17 July 2024

 

Rifiuto, end of waste e sottoprodotto sono termini cruciali per quelle imprese che mirano all'eccellenza nel recupero e riciclo dei materiali. Questi concetti, spesso utilizzati in modo intercambiabile, hanno in realtà significati ben distinti, con relative implicazioni riguardo alla loro gestione.  

Comprenderne correttamente le specificità apre la via a un uso più efficiente delle risorse, allineando le aziende con i principi dell’economia circolare e della sostenibilità. Scopriamo quindi quali sono le differenze tra rifiuto, end of waste e sottoprodotto dal punto di vista pratico e normativo.


Rifiuto, la definizione secondo la normativa
 

In base all’articolo 183 del D.Lgs. 152/2006, con rifiuto si intende qualsiasi sostanza o oggetto giunto a fine ciclo di utilizzo, di cui il detentore abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi. Pertanto, è classificabile come:  

  • scarto speciale, ovvero derivante da attività agricole, artigianali, commerciali e industriali; 
  • scarto pericoloso, ovvero nocivo per l’ambiente e la salute umana. Deve essere trattato e smaltito separatamente; 
  • scarto urbano, ovvero prodotto da attività domestiche e raccolto e gestito dalle municipalità; 
  • scarto assimilato. Si tratta di una categoria di rifiuto speciale con caratteristiche assimilabili a quello urbano. 

 

Lo smaltimento deve rispettare il principio della gerarchia dei rifiuti:  

  • prevenzione: in questa fase ricadono tutte quelle azioni volte a ridurre al minimo quantità e pericolosità dei rifiuti prodotti; 
  • preparazione per il riutilizzo: qui ci sono le operazioni di controllo, pulizia o riparazione per facilitare il reimpiego degli scarti; 
  • riciclaggio, ovvero la rifunzionalizzazione dei materiali per creare nuovi prodotti; 
  • recupero di altro tipo: si tratta di operazioni di valorizzazione energetica dei rifiuti non riciclabili, come l'incenerimento; 
  • smaltimento: in questo caso si ricorre alla discarica per rifiuti non riciclabili né recuperabili. 

 

End of waste, la definizione secondo la normativa 

L'end of waste, o cessazione della qualifica di rifiuto, rappresenta il processo attraverso cui un materiale smette di essere considerato rifiuto una volta che è stato sottoposto a un'operazione di recupero e assume lo status di prodotto. Questa definizione è introdotta nella direttiva quadro sui rifiuti (2008/98/CE), il cui articolo 6 stabilisce che un materiale non è più considerato rifiuto dopo essere stato recuperato, come nel caso del riciclo, e quando soddisfa specifici requisiti definiti in base a determinate condizioni. Tra queste ultime annoveriamo: 

  • se la sostanza o l'oggetto è utilizzato per scopi specifici; 
  • se esiste un mercato o una domanda per tale sostanza o oggetto; 
  • se la sostanza o l'oggetto soddisfa le prescrizioni tecniche e normative per lo specifico utilizzo; 
  • se l’uso della sostanza o dell'oggetto non avrà, complessivamente, impatti negativi sull'ambiente o la salute umana. 

 Questa stessa definizione è stata adottata nell'ordinamento italiano attraverso il comma 1 dell'articolo 184-ter del Decreto Legislativo n. 152/2006.


Sottoprodotto, la definizione secondo la normativa
 

Infine, in base all'articolo 184-bis presente nel D. Lgs. 152/06, uno scarto, per essere classificato come sottoprodotto, deve soddisfare precisi requisiti: 

  • deve originarsi da un processo produttivo, di cui rappresenta parte integrante, ma non deve essere l'obiettivo principale della produzione; 
  • deve esistere la certezza del suo riutilizzo, sia nello stesso processo produttivo da cui deriva, sia in uno successivo, da parte del produttore originario o da terzi; 
  • deve essere pronto per l'uso immediato, senza necessitare di ulteriori trattamenti al di fuori delle normali pratiche industriali; 
  • il suo reimpiego deve avvenire in conformità con la legge, rispettando tutti i requisiti riguardanti la sicurezza dei prodotti, la protezione della salute umana e dell'ambiente. 

 

Esempi e differenze tra rifiuto, end of waste e sottoprodotto   

La differenza tra rifiuto, end of waste e sottoprodotto può risultare di non immediata comprensione, ma è imprescindibile per assicurarne una gestione ottimale. Il rifiuto è un materiale o un oggetto giunto a fine ciclo di vita utile e destinato al disfacimento. Il sottoprodotto, invece, è uno scarto che emerge da un processo produttivo e, pur non essendo l'obiettivo principale di tale processo, può essere utilizzato come materia prima in altre produzioni, senza aver mai assunto la definizione di rifiuto. L'end of waste nasce invece come rifiuto ma, a seguito del recupero, perde questa denominazione, trasformandosi in una risorsa per ulteriori processi produttivi.  

Facciamo qualche esempio concreto. I fondi di caffè esausti sono un classico rifiuto di consumo quotidiano, ma se trattati e trasformati in pellet per stufe, trascendono lo status di rifiuto e diventano end of waste. Al contrario, nella produzione di olio d'oliva, l'acqua di vegetazione (o margine) che si separa durante il processo non è mai considerata rifiuto, ma assume direttamente la forma di sottoprodotto utile nell'estrazione di composti fenolici o come base per la produzione di biogas.  

Guardando ad altri esempi, i ritagli di tessuto dalle industrie tessili sono spesso un rifiuto, ma se vengono riciclati per crearne di nuovi, diventano end of waste, pronti per un nuovo ciclo produttivo. Nel settore alimentare, i residui organici possono essere considerati rifiuti, ma se vengono compostati per produrre fertilizzante, trasformano anche qui la loro natura da rifiuto a end of waste. 

Passando ai sottoprodotti, le scorie metalliche provenienti dai processi industriali possono essere riutilizzate come materie prime per la produzione, senza mai essere classificate come rifiuti. Allo stesso modo, gli scarti di lavorazione delle industrie alimentari, come le bucce di frutta e verdura, possono essere utilizzati per produrre compost, trasformandosi in sottoprodotti impiegabili in nuovi contesti. 

Questi esempi evidenziano come, attraverso processi specifici, i materiali possano transitare da rifiuto a end of waste o emergere direttamente come sottoprodotti, sfruttando al meglio le risorse e riducendo l'impatto ambientale associato allo smaltimento.