Quando i rifiuti vengono gestiti illegalmente, le conseguenze sono devastanti per gli ecosistemi: ecco perché è fondamentale affidarsi a professionisti della circolarità.
I reati ambientali connessi al ciclo dei rifiuti sono cresciuti del 66% nel 2023, per un totale di 9.309 illeciti: sono i numeri allarmanti emersi dal rapporto Ecomafia 2024 redatto da Legambiente, che con l’aiuto delle forze dell’ordine ha registrato più di 35.000 reati totali con un incremento annuo del 15,6% rispetto al 2022.
Ma il ciclo illegale di rifiuti non è purtroppo l’unico reato a colpire l’ambiente in Italia. L’ecocriminlità è in forte crescita e oggi vale circa di 8,8 miliardi di euro. Buona parte degli illeciti ambientali si concentra al Sud, in particolare in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Qui Legambiente ha registrato il 43,5% degli illeciti penali, in crescita del +3,8% rispetto al 2022. Tuttavia in tutto il paese è aumentato il numero delle persone denunciate (+30,6%), il numero degli arresti (+43%) e quello dei sequestri (+19%).
Come lo scorso anno, il primo posto sul podio dell’illegalità ambientale è occupato dal ciclo illegale del cemento, con 13.008 reati, in crescita del 6,5%. Il dato restituisce il quadro dell’abusivismo edilizio nelle nostre città, che tra costruzioni ex novo e ampliamenti significativi produce migliaia di edifici ogni anno. Un fenomeno che si lega a doppio filo con quello delle cave fuorilegge. Al terzo posto, subito dopo i reati connessi al ciclo dei rifiuti, c’è la filiera degli illeciti contro gli animali, seguita dagli ecoreati legati agli incendi, sia dolosi sia colposi. In crescita anche i numeri dell’aggressione al patrimonio culturale e degli illeciti nelle filiere agroalimentari.
Cosa sono i reati ambientali connessi al ciclo dei rifiuti
Un reato ambientale connesso al ciclo dei rifiuti si verifica quando, invece di essere smaltiti secondo le normative ambientali e sanitarie, i rifiuti vengono gestiti illegalmente, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi: inquinamento dell’aria, contaminazione delle riserve d’acqua sotterranee, inquinamento dei corsi d’acqua e delle terre agricole.
I reati possono avvenire in ogni fase del ciclo di gestione: dalla produzione al trasporto, fino allo smaltimento e al finto recupero. Spesso riguardano le dichiarazioni sulla quantità o tipologia di rifiuti da smaltire. Secondo Legambiente, particolarmente esposti ad attività di smaltimento e traffici illeciti sono gli pneumatici fuori uso (PFU), i gas refrigeranti (F-Gas) e i rifiuti generati dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE).
Uno dei modi più efficaci per fermare l’ecocriminalità è affidarsi a professionisti della circolarità come Haiki+, un ecosistema di aziende che da quattro generazioni coniuga l’innovazione e la sostenibilità dell’economia circolare. Dalla consulenza per la riduzione degli scarti alla raccolta e al trattamento, fino alla valorizzazione dei rifiuti, Haiki + guida le imprese verso un modello di economia circolare che trasforma lo scarto in risorsa. Lo fa occupandosi con professionalità e trasparenza di tutti gli adempimenti normativi che consentono di operare nella piena legalità e contribuire alla transizione circolare del paese. Realtà all’avanguardia come Haiki Cobat, Haiki Recycling, Haiki Electrics e Haiki Mines sono in grado di gestire tutte le tipologie di rifiuti offrendo alla clientela un servizio ambientale a 360°.