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Classificazione rifiuti: scopri tipologie e norme di riferimento

Scritto da Haiki+ | 30 November 2023

La corretta classificazione dei rifiuti è il primo passo, per le imprese, per identificare, tracciare e separare adeguatamente le diverse tipologie di materiali facilitando così riciclo, riutilizzo e recupero delle risorse. Una gestione responsabile in tal senso deve quindi armonizzarsi con le denominazioni (e le indicazioni) dettate dall’Unione Europea, in modo da azzerare i rischi non solo per l’ambiente, ma anche per la gestione e le finanze aziendali.


Classificazione rifiuti: il quadro di riferimento europeo

Data l'importanza della questione, l’UE ha introdotto un insieme di leggi e regolamenti riguardanti la classificazione dei rifiuti, allo scopo di fornire un quadro solido e affidabile per la loro gestione e garantendo che ogni tipo di rifiuto sia identificato in modo preciso e coerente in tutti gli stati membri: per questo, il cuore del processo è l'Elenco Europeo dei Rifiuti (EWL).

Il regolamento, inserito nella European Waste Framework Directive, mira a creare una nomenclatura comune per tutti i tipi di rifiuti negli Stati membri: l’EWL presenta infatti oltre 800 tipi di scarti inseriti in varie categorie con un codice univoco a sei cifre.

Gli Stati membri dell'UE sono obbligati per legge a utilizzare questo sistema di classificazione e la Direttiva 2008/98/CE sui rifiuti funge da quadro normativo principale, promuovendo la prevenzione dei rifiuti, il riciclaggio e il passaggio all’economia circolare.

Il recepimento della Direttiva nell'ordinamento italiano è avvenuto attraverso una combinazione di atti legislativi e modifiche delle leggi esistenti per allinearle con gli obiettivi europei. Un esempio di tali recepimenti è il Decreto legislativo 205/2010 il quale ha recepito i requisiti della Direttiva UE adottando misure in materia di prevenzione, riciclaggio e recupero dei rifiuti e includendo disposizioni per lo sviluppo di piani e programmi di gestione.


Classificazione rifiuti: tipologie e distinzioni

Come indicato dal MASE, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è possibile suddividere gli scarti, secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e non pericolosi.


1. Classificazione rifiuti secondo l’origine: urbani e speciali

I rifiuti urbani sono generati dalle attività domestiche e quelle a esse assimilabili, come quelli che provengono da esercizi commerciali, uffici e istituzioni. La loro gestione richiede particolare attenzione al conferimento attraverso raccolta differenziata volta al riciclo ed alla riduzione dei volumi di modo da permettere maggiore facilità nella movimentazione.

Esempi di tale categoria di rifiuto sono gli scarti alimentari, gli imballaggi, la carta, il vetro ed i materiali organici.

Parallelamente, i rifiuti speciali sono quegli scarti prodotti da attività industriali, agricole, o altre attività specifiche che non rientrano nella classificazione urbana: per questo possono richiedere trattamenti speciali a causa delle loro caratteristiche chimico-fisiche uniche.

Tra gli esempi si annoverano gli scarti di produzione industriale, i rifiuti agricoli, i rifiuti sanitari e le sostanze chimiche.


2. Classificazione rifiuti secondo la pericolosità: pericolosi e non pericolosi

I rifiuti pericolosi sono caratterizzati dalla presenza di una o più caratteristiche di pericolosità, come tossicità, infiammabilità, reattività e corrosività. La loro gestione richiede procedure speciali per garantire la sicurezza delle persone e dell'ambiente ed è soggetta a norme stringenti. Per fare qualche esempio, tra i rifiuti pericolosi rientrano le batterie al piombo, i solventi chimici, i rifiuti contenenti amianto ed i pesticidi.

I rifiuti non pericolosi, invece, sono quegli scarti che non presentano caratteristiche di pericolosità e sono in gran parte tutti quelli prodotti in ambito domestico o commerciale. Il loro trattamento è generalmente meno complesso, si presta al riciclo ed è sottoposto a una regolamentazione meno stringente. In questa categoria rientrano i rifiuti quali carta, plastica, vetro, scarti alimentari non contaminati, legno e tessuti.


Classificazione rifiuti: al centro tracciabilità e performance di recupero

Un aspetto cruciale della classificazione dei rifiuti è legato alla possibilità di stabilire sinergie virtuose con sistemi di tracciamento che permettano di sfruttare attivamente la stessa classificazione per potenziare la gestione dei rifiuti, specialmente in ottica circolare.

La tracciabilità, resa possibile attraverso soluzioni digitali avanzate, rappresenta un pilastro fondamentale nell'ottimizzare le performance di recupero dei materiali consentendo alle aziende di identificare i materiali idonei al riciclaggio attraverso il monitoraggio costante di tipologia e quantità di rifiuti prodotti.

Nel panorama delle tecnologie disponibili, la blockchain si distingue quale soluzione in grado di offrire un sistema decentralizzato e immutabile per documentare i movimenti e il trattamento dei materiali di scarto. Diventa così possibile registrare e verificare la qualità, la quantità e la provenienza dei rifiuti, fornendo un registro certificato di tracciabilità facilmente accessibile e, allo stesso tempo, incorruttibile.

Classificazione dei rifiuti e sistemi di tracciamento adeguati, pertanto, non solo rendono più efficiente la gestione degli scarti, ma garantiscono all’impresa anche la massima compliance alle normative vigenti. 

Fonti consultate: